La Meridiana

Mostre d'Arte

La Meridiana

Mario da Corgeno espone una personale alla Galleria d’arte La Meridiana. Perché Mario Bruum ha qualcosa da dire, anzi da urlare.

Dove

  • La Meridiana , Via Oberdan 9B , Verona , 37100
  • Italy

Quando

  • 26 Ottobre 1974
  • 7 Novembre 1974
  • 03:00 PM
  • 06:00 PM

Personale alla galleria «La Meridiana»

Mario da Corgeno debutta a Verona

S’inaugura a Verona presso la Galleria La Meridiana una personale di Mario Favini, in arte Mario da Corgeno, scultore ancora giovane ma già degno di stima. Un presentatore d’eccezione, Pietro Annigoni, lodando la bravura dell’artista, giudica «particolarmente rivelatrici» quelle figure che si sprigionano dal marmo.

Mario da Corgeno deve ad Annigoni, di cui è stato allievo, un’impostazione classica nel disegno; è sua, invece, interamente sua, quella potenza espressiva che trasforma la materia e la fa vivere. Lo hanno definito «michelangiolesco». Con questa mostra conferma di meritare la lusinghiera classificazione.

Il Nodo dell'Amore

di A. Maraghini

Mario da Corgeno, si presenta per la prima volta a Verona con una rassegna delle sue opere e difficilmente potremmo stabilire come definire l’artista, poiché presenta sculture, disegni, pitture grandemente ed egualmente valide.

Siamo alla presenza di un artista nel senso totale della parola, nel suo significato più completo, poiché Mario, qualunque tecnica scelga, riesce sempre e solo ad esplicare l’emozione vera della sua arte. Il suo mondo oggi può sembrare anacronistico, egli infatti vorrebbe vivere nel ‘500, epoca che definisce più congeniale al suo spirito, ma allo stesso tempo è felice di esistere oggi, perché la sua ricerca è ancora più completa, più ardua, più vera.

La sua espressione infatti, nasce dal tormento di esistere, dal volere ad ogni costo spiegarsi perché viviamo e come viviamo, dal cercare continuo ed ostinato fino allo spasimo, il problema dell’uomo, il problema più antico, più vero, più sfuggente: l’amore.

Dall’amore Corgeno scava la lirica più profonda della sua opera, da questo trae immagini, forme, spazi che esulano dal naturale, per assurgere ad una sfera quasi divina del sentimento, inteso appunto quale amore universale. Ecco allora che dal marmo escono forze titaniche, la torsione delle membra diventa quasi spasmodica, il pathos arriva all’eccesso, ma il sentimento si è liberato in un credo eterno: la gioia di esister, la forza di vivere! Al tormento, appena sfumati, dove la linea definisce od accenna appena, quello che l’anima vorrebbe esprimere, ma il sentimento traspare Immediato ed esplica decisamente tutta la soavità e la musicalità della conquista di un attimo di felicità , attimo sfuggente e grandioso, perché doppiamente arduo, nella realtà e nel viverlo. Ma se felicità è un attimo, continua è invece la sete e il desiderio di fermarla, imprigionarla per sempre, di bloccare il tempo nell’estasi.

Questa sua ricerca è totale in ogni sua opera, ma lo è anche in ogni suo gesto, nelle parole, nell’intonazione affannata della sua voce; siamo di fronte cioè, ad un uomo che ha scelto una strada difficili, ma la sua fede titanica gli permetterò sempre di seguire in ogni attimo la vera ragione di essere, perché la sua mente ha scoperto il verbo più vero e profondo dell’arte: la grandiosità dell’amore.

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