Il Primo Amore

Il Primo Amore

Tra amore e arte

Come avvolto in un soffice manto di seta, è riposto nel mio cuore un ricordo molto prezioso per me; è chiuso lì, al riparo da tutto, custodito con amore come il più raro dei fiori. Un ricordo che portava il volto di una fanciulla conosciuta a scuola: era bellissima. Il mio era un sentimento platonico, chiuso nel mio cuore, ma pieno d’entusiasmo; un sentimento puro che manteneva alti i miei valori più belli.

Non le dissi mai nulla, ma lei viveva dentro di me nei miei pensieri più belli e puri. Un mattino la incontrai per caso alla stazione del treno e la vidi camminare decisa verso di me, in tutta la sua grazia e bellezza. Appena mi raggiunse, mi disse: “Io non capisco dove hai la testa, sei sempre immerso nelle tue passioni…ma sappi che se un giorno mi vedrai in compagnia di un ragazzo, la colpa sarà solo tua”.

Lei si sfogò così con me in quell’occasione e io realizzai che il sentimento che sentivo era in realtà reciproco, ma aveva ragione lei: ero troppo preso dalla mia Arte e, quello che lei chiamava solo “passione”, per me era invece linfa vitale.

Passò qualche anno da quell’episodio e una domenica pomeriggio sentii il bisogno di andare a messa. Presi la mia bicicletta e mi diressi a Vergiate alla liturgia delle cinque, mentre sentivo crescere in cuore una sensazione strana.

Entrai in chiesa e, dopo aver tracciato il segno della croce su di me, presi posto fra le panche della navata centrale. Prima d’iniziare l’omelia, il parroco alzò le mani e chiese a tutti i fedeli di unirsi in preghiera per una ragazza che stava combattendo tra la vita e la morte.

Il nome che udirono le mie orecchie rimase lì a rimbombare nella mia mente come eco fra le montagne, per poi esplodere e morire silenziosamente nel mio cuore; in quell’istante lo shock pietrificò la mia anima e fermò quell’attimo incidendolo nel mio cuore.

Così, mi salutò un’ultima volta e volò in cielo il mio angelo di sempre; la mia musa ispiratrice.

Adriano Gajoni
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