La Giusta Ispirazione

La Giusta Ispirazione

Il mondo di Mario

Era una domenica mattina e giocavo in giardino. Stare lì all’aria aperta era una cosa che amavo e che mi faceva stare bene. Mi incamminai verso la chiesa del paese che, come ogni domenica, attendeva i fedeli per la messa domenicale. Quando arrivai in piazza venni subito colpito da una bancarella, così incuriosito mi avvicinai. I miei occhi iniziarono a brillare dallo stupore quando vidi un carretto di legno; lo presi fra le mie mani e ne osservai attentamente i minimi dettagli, con curiosità e meraviglia. Mi piacque così tanto che, dopo averci pensato un attimo, chiesi al venditore: “Signore, vorrei questo carretto, dopo passa papà a portare i soldi”, e lui in risposta mi guardò sorridendo e, riponendo in me la sua fiducia, mi lasciò prendere quel carretto che tanto desideravo. Sulla strada di casa continuai ad ammirarlo, così felice che dimenticai di recarmi a messa.

Tornato a casa mostrai subito, pieno d’entusiasmo, il carretto al mio papà e gli chiesi se poteva portare i soldi a quel signore tanto gentile della bancarella. Mi guardò incuriosito e, felice di vedere il mio sorriso, si alzò, seppur con sacrificio, con un energico slancio per affrettarsi a raggiungere il venditore.

Avevo inconsapevolmente tra le mani il mio futuro. Passavo le mie giornate a traforare e a giocare con il carretto e, più trascorrevo il tempo così, più mi rendevo conto che stavo formando un mondo intorno a me, mio, solamente mio, fuori dalla realtà che mi circondava e lontano dalla portata delle altre persone; un mondo mio dove nessuno poteva entrare.

Vedevo le persone diverse dal mio essere e mi spaventava questo loro essere volgari, rozzi, meschini e duri come la pietra. Ero certo che un giorno questi uomini avrebbero tentato di schiacciare il mio amore, la mia passione, il mio futuro, ma ero anche certo che, quando quel giorno sarebbe arrivato, io sarei stato pronto a difendermi.

I loro modi di fare e di vivere non mi appartenevano, ma era una presenza negativa che percepivo costantemente e che mi torturava. Mi sentivo indifeso, vulnerabile e sentivo di avere bisogno di protezione, di qualcuno che mi stesse accanto. Avevo, come ora, bisogno di tanto amore e nelle preghiere cercavo la pace, cercavo Gesù; cerco Gesù.

Mi capitava spesso di fermarmi ad osservare il cielo, di tracciare una linea invisibile e pensare che un giorno lo avrei trovato.

Qualche tempo più avanti quel giorno arrivò. Vidi davanti a me una lieve figura, ne rimasi sbalordito; il Suo volto era colmo d’amore. Gesù mi abbracciò e mi sussurrò: “Ora non sei più solo”, chiusi gli occhi ascoltando quelle parole con il mio cuore e mi sentii immediatamente rapito dal Suo amore.

Da lì iniziò una nuova vita per me; trovai il mio punto di riferimento.

Traforo di Mario da Corgeno
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poesia Mia Madre - Mario da Corgeno

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